Durante i miei incontri con le future coppie di sposi, ho istintivamente osservato le differenti modalità di comunicazione dell’uomo e della donna. Il più delle volte, le spose partono da una serie di domande tecniche per valutare la professionalità del wedding planner. Allo stesso tempo sondano con un attento sguardo gli atteggiamenti e i gesti del proprio interlocutore per stabilire un certo tipo di connessione empatica che emozionalmente condizionerà la loro scelta. Oltre a questo, perché si sa, noi donne non ci accontentiamo di fare una sola cosa per volta, scrutiamo il viso del nostro fidanzato nell’intento di leggervi una sorta di condivisione sulla prima impressione che ci siamo già create.
Ed è il Nulla!!!
Siamo in effetti, sempre noi donne che amiamo complicarci la vita, perché siamo geneticamente strutturate in un’ alternanza di pensieri che si moltiplicano e si accavallano in una serie infinita di perché, ma, se, forse, mai.. La prerogativa dell’uomo è quella di essere primordiale (e non lo dico in senso negativo, anzi, spesso li invidio enormemente), ed è la capacità di rispondere prontamente agli stimoli senza pensare a quello che potremmo pensare noi.
I dettagli per lui non sono fondamentali ma è tutto l’insieme che fa la differenza. La loro sfera di colori è basica, non ha sfumature e toni. Avete mai provato a dire ad un uomo di prendervi quel candelabro shabby? Dopo i primi minuti di “vuoto mentale”, vi risponderà che senza complicargli la vita, avreste potuto chiedergli esattamente quel candelabro bianco tutto rovinato. La loro semplicità, noi la rendiamo confusa e complicata, e, diciamola tutta, spesso loro pensano che noi donne siamo incomprensibili, irrazionali ed esigenti. E’ inutile sperare che cambieranno o che noi cambieremo per amor reciproco. E perché mai..saremmo troppo simili, senza nessuno stimolo per non annoiarci…
Lui,è quello assolutamente amorevole che dopo aver taciuto durante tutto l’incontro, tira fuori l’asso dalla manica con la soluzione semplice, immediata, o al contrario, con una cavolata pazzesca che ci fa sorridere e che facciamo passare come “una trovata geniale”.
Noi siamo quelle che rispondiamo “niente” ad un “cosa c’è che non va” o che intavoliamo un discorso logorroico disturbando i nostri avi e, nel peggiore dei casi, usiamo la tipica frase ad effetto del “se non lo capisci da solo…” Poi siamo le prime a tempestarlo di “ A cosa stai pensando”, quando nel suo unico aggettivo “è carino”, c’è il senso e la realtà di quanto gli faccia completamente schifo. (Per inciso: vorrei dire agli uomini che un “non mi piace per niente” lo possiamo tranquillamente sopportare!)
Due anni fa, durante un incontro, la sposa era assolutamente certa che il colore del loro matrimonio doveva essere il Tiffany. Lo sposo, secondo me anche sovrappensiero, osò, non conscio della pericolosità delle sue parole, ribattezzarlo come un misto di verdino e azzurrino. La libera associazione mentale maschile, in quel preciso momento si stava concentrando sulla partita dell’anticipo serale e di conseguenza sull’abbinamento di altri due colori simbolo della sua squadra del cuore. Due colori lontanissimi che nemmeno lontanamente si avvicinavano al tiffany ma che per lui rappresentavano una fede e una differente forma d’amore.
Lei non mollò e lui acconsentì al tiffany.
In un secondo tempo, io suggerii alla futura sposa di indossare quei colori e quella maglia la prima notte di nozze come “save the date”. Fu un regalo inaspettato che compensò quel verdino/azzurrino e fu il primo aspetto del “venirsi incontro” in un matrimonio.
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